14 ottobre 2005

vedi pag. 382

IL IV LIBRO DELL'ENEIDE

Il IV libro dell’Eneide svolge una funzione di pausa nella narrazione. Infatti non si parla né di guerra né di viaggio, i due temi principali del poema, ma si racconta la nascita e la morte di un amore. È una spiegazione dettagliata della causa dell’odio tra i Cartaginesi e i Romani.

Il libro è anomalo: non si ispira infatti a modelli epici ma parla d’amore, i cui precedenti sono solo il personaggio di Medea nelle Argonautiche e quello di Nausicaa nell’Odissea. Si ispira quindi massicciamente ai tragediografi, in particolare a Euripide. Infatti l’incontro tra Didone e Anna è raccontato come se si trattasse di una tragedia, con un lungo dialogo. Inoltre Virgilio si ispira a “De rerum natura” di Lucrezio, autore romano che nel II secolo a.C. aveva portato a Roma la filosofia epicurea attraverso la poesia. Dalla filosofia epicurea Virgilio infatti trae la concezione dell’amore: è meglio lasciar perdere la passione perché porta, oltre alla felicità, anche l’infelicità. Virgilio si ispira anche ai poeti lirici romani: i poetae novi che tra il II e il I secolo a.C. avevano cominciato a trattare tematiche amorose. Tra di essi, che parlavano della complessità dell’amore, c’era Catullo.

Nel I libro Didone era stata presentata come regine pulcherrima (bellissima). Nel IV libro è invece descritta come furens (che impazzisce), misera e infelix (infelice) da quando è innamorata. Enea si innamora di Didone ma, dopo essere stato richiamato dagli dei, antepone la volontà del Fato per il futuro Stato e se ne va senza dirle nulla.